en-OLIVO TRA DEI E RELIGIONI
Secondo una antica leggenda greca l'albero dell'ulivo è nato per volontà di Atena, la figlia di Giove, mentre Aristeo, un semidio nomade, figlio di Apollo e di Cirene, provvide a diffondere la cultura della pianta in tutto il bacino del Mediterraneo. Invece, secondo gli ebrei la pianta sarebbe nata in Israele; una vecchia leggenda ebraica narra che quando morì Abramo gli trovarono tra le labbra tre semi, dai quali poi nacquero il cedro, il cipresso e l'ulivo; e non a caso ad annunciare a Noè la fine del diluvio universale fu una colomba con un rametto d'ulivo nel becco.
Questa pianta ed il suo olio hanno sempre goduto prestigio anche presso i Cristiani. Altrettanto sacra è considerata dall'Islam: il Corano la valuta, infatti, albero centrale, simbolo dell'uomo universale, del Profeta.
UN PO' DI STORIA
La legge del 10 agosto 1862 ordinò la concessione a enfiteusi tramite incanto di tutti i beni rurali ecclesiastici esistenti in Sicilia, tranne boschi, fondi a vigneto o albereto di qualunque natura e quelli dove sussitevano miniere aperte. La legge del 7 luglio 1866 soppresse le corporazioni religiose e nel 1867 la liquidazione dell'asse ecclesiastico. Fu peò mantenuta la legge del 1862 per quanto riguardava la censuazione dei beni ecclesiastici, prescrivendo farla nell'interesse e in confronto del Demanio. I beni colpiti dalla legge del 1862, esclusi quelli già censiti dai titolari ecclesiastici, ammontavano a circa 230,000 ettari, di cui circa 40,000 furono eccettuati dalla censuazione, di questi gran parte venduta insieme coi beni demaniali.
Sono stati concessi quindi ad enfiteusi circa 190.000 ettari in circa otto anni. I lotti furono 20.300.Corleo, sopraintendente generale delle Commissioni circondariali unitamente a colui che promosse la legge, asserirono che crearono più di 20.000 proprietà. Anche la Commissione parlamentare d'inchiesta sui
fatti di Palermo del 1866, nella sua relazione, presentata alla Camera il 2
luglio 1867, deduceva che una metà incirca dei 6882 lotti dati a censo
a tutto dicembre 1866 non contavano più di 10 ettari ciascuno. Ma la realtà fu ben diversa: i beni ecclesiastici furono accaparrati per la maggior parte da grossi proprietari, soprattutto nelle regioni dove la proprietà era meno divisa .
Nocellara del Belice
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